Powered By Blogger

lunedì 2 gennaio 2017

La Repubblica di Montebelluna di Guido Bergamo




LA “REPUBBLICA DI MONTEBELLUNA” DI GUIDO BERGAMO
Nell’immediato primo dopoguerra Montebelluna e il suo territorio diventano i
protagonisti di una sperimentazione socio-politica tanto intensa nei risultati
quanto breve nella durata.
Dopo le anticipazioni delle lotte sindacali del 1912-14, la vicenda prende inizio
con l’elezione di Guido Bergamo a deputato nel novembre del ’19191 e la nascita
della camera del lavoro autonoma aderente alla UIL in piazza delle Stoviglie a
Montebelluna presso l’abitazione e la pasticceria di Bernardi2. Il soggetto
sindacale nasce nell’orbita dell’azione propulsiva di Guido e Mario Bergamo,
giovani esponenti e subito protagonisti del Partito Repubblicano. Sotto la spinta
soprattutto di Guido, i repubblicani, nel 1920, conquistano i comuni di
Montebelluna, Caerano, Volpago, Cornuda, Crocetta e entrano nelle giunte di
Arcade e Pederobba3. Il dato più impressionante che ci proviene da quegli anni è
però costituito dalla straordinarietà del distretto, isola verde in un mare bianco:
nel resto della provincia i popolari vincono in 76 comuni su 884.
La storia della breve e intensa “Repubblica di Montebelluna” , questo minuscolo
(per dirla con Mario Isnenghi5) prototipo nazional-popolare destinato alle teche
delle eccezioni, è un libro dai molti capitoli.
Nell’ordine. La tensione ideologica fortissima con i Popolari; il movimento
cooperativo, l’autonomia comunale.
Al di là degli scontri e della tensione politica più volte ricordate, in questa sede
assume rilevanza soprattutto la straordinaria alacrità del movimento sindacale e
cooperativo bergamino che produce nel montebellunese ben 43 cooperative e
3000 iscritti nelle leghe6. Tra il ’20 e il ’22 sorgono il Consorzio delle cooperative
autonome, il Consorzio dei Consumi dei Comuni dell’Alto Trevigiano (con la
1 La bibliografia riguardante Guido Bergamo non è, malgrado la rilevanza della sua figura, molto nutrita. Al
pionieristico e affettivo ritratto di amici e compagni comparso in occasione della morte, Vita di Guido Bergamo
(1893-1953), a cura di A. De Nardo, N. Meneghetti, G. Protti, R. Ronfini, Comune di Venezia 1953, è seguita la
monografia, a tutt’oggi imprescindibile, di L. Vanzetto, L’anomalia laica. Biografia e autobiografia di Mario e
Guido Bergamo, Istresco/Cierre edizioni, Verona 1994. Alle elezioni del ’19 il ventiseienne Guido Bergamo, a
capo di lista di ex combattenti che comprendeva anche i repubblicani, sbaragliò il ras locale Pietro Bertolini.
Bergamo, che si era già segnalato prima della guerra, appena ventenne, ricoprendo ruoli da autentico
protagonista, diventerà rapidamente il leader assoluto dei repubblicani trevigiani, una corrente caratterizzata da
una forte connotazione sociale e di sinistra.
2 S. Ramon, Cronache Sindacali Trevigiane (la prima e seconda UIL montebellunese e trevigiana), s.d.l, pp. 14-15.
La rilevante realtà sindacale del montebellunese degli anni venti è invece ignorata nel recente Dai campi alle
officine. Storie e lotte del sindacato nel Trevigiano, Atti del convegno, Un secolo per il lavoro 1906-2006, Treviso 8
novembre 2006, a cura di D, Ceschin, Istresco, Verona 2007.
3 La Riscossa, 2 ottobre 1920, n.39. La bandiera rossa repubblicana vittoriosa. Le Elezioni Amministrative - La
splendida vittoria nel Montebellunese – Il mandamento è stato strappato al connubio pipino-bertoliniano
4 Vanzetto, L’anomalia laica cit., p.38
5 M. Isnenghi, Colloqui e soliloqui ai bordi di una generazione, in Vanzetto, l’anomalia laica cit., p. 103.
6 La Riscossa, 1921, n.6, supplemento. Il Consorzio Cooperative Autonome era diretto da Giacomo Sartor,
Adriano Arcani, Dino Roberto e Guido Bergamo.
costruzione della nuova sede a Montebelluna, edificio che poi ospiterà le scuole
medie) e l’Istituto consorziale autonomo per le case popolari e rurali dell’Alto
Trevigiano7. Il movimento promuoveva e coordinava inoltre l’istituzione di
numerose cooperative di consumo per la vendita dei beni di prima necessità.
L’altro capitolo è quello riguardante la breve vita della prima amministrazione
montebellunese eletta dal popolo e guidata da una maggioranza repubblicana
imperniata attorno alla grande figura di Luigi Vittorio Bergamo, padre di Guido,
già deputato, e di Mario8. Sarà proprio Bergamo a pronunciare il discorso di
insediamento del nuovo Consiglio Comunale dopo le elezioni del 26 settembre
1920. Un intervento di alto profilo umano e civile, nel quale l’accento veniva
subito posto sulla democraticità dell’agire, per cui “noi non entreremo qui come
superbi padroni per comandare, per imporci al paese, sebbene per aiutarlo,
indirizzarlo, per servirlo (…) senza prevenzioni di sorta, senza rappresaglie sa
compiere, persuasi solo del bene comune, della pace di tutti”; e, soprattutto, nella
rivendicazione del ruolo del Comune di fronte ad uno stato centrale che abolisce
le tasse comunali per produrre “un’unica tassa sul reddito” a suo favore, un
comune che deve affrontare enormi difficoltà (scuole, lavoro) e convinto della
necessità di favorire “ogni decentramento e l’autonomia (…) contro la tirannia
dello Stato”. Accenti perfettamente coerenti con l’azione politica dei repubblicani
sociali prima ricordata e richiamati anche dal nuovo sindaco Giuseppe Dall’Armi
nel suo discorso di insediamento: “L’ideale sarebbe che il Comune potesse
liberamente amministrarsi”, anche perché per “la prima volta nella storia di
Montebelluna (…) il Consiglio Comunale è la pura espressione del popolo. Coloro
che lavorano, coloro che soffrono, gli umili, hanno designato noi
all’amministrazione della cosa pubblica..”, una cosa pubblica la cui gestione
doveva però infrangersi “di fronte alla tirannica restrizione di una legge (quella
Comunale e Provinciale) che non cesseremo di combattere…”9.
Si tratta di temi che trovano naturale comprensione nel quadro dell’azione
politica di Guido Bergamo, artefice di una sinistra altra che ha cercato di
conciliare le masse con la patria, il capitale con il lavoro, i doveri con i diritti, il
centro con la periferia. Un’azione destinata ad abortire nelle turbolenze degli anni
venti, ma che rilancia periodicamente gli interrogativi sul senso della sua perdita.
Ciò sollecita una possibile risposta al tema proposto: in che senso, nella
repubblica bergamina, il popolo contadino e artigiano del montebellunese ha
assunto, sia pur temporaneamente, una sua centralità?
7 Per il Consorzio Consumi si veda in ASCMb, Registro Deliberazione Consiglio Comunale, b.7, Seduta 11 dicembre
1920, oggetto 2; per quello delle case popolari e rurale in Ibidem, Seduta 2 ottobre 1921, oggetto 9. La sede del
consorzio era, in realtà, destinata ad ospitare tutto il mondo sociale e organizzativo dei bergamini; si veda
l’inaugurazione dei lavori dell’edificio in La Riscossa, 4 dicembre 1920, n.49. Il magazzino del Consorzio consumi
venne progettato in quei mesi dall’architetto Francesco Mengaldo (L. De Bortoli, Montebelluna nel Primo
Novecento, Comune di Montebelluna, Montebelluna 2007).
8 Un ritratto agiografico di Luigi Bergamo si trova nell’antologia di testi commemorativi presenti nell’opuscolo
Nel Trigesimo della morte di Luigi Bergamo, Montebelluna, Montebelluna, 18 maggio 1922.
9 ASCMb, Registro Deliberazione Consiglio Comunale, b.7, Seduta 11 ottobre 1920.
La risposta chiama necessariamente in causa due aspetti. Il primo fa capo alla
personalità di Guido Bergamo, al suo profilo sociale di piccolo borghese
proveniente da una famiglia in stretto rapporto con un passato prossimo e
vicinissimo contadino e un’attività commerciale, quella del padre Luigi, legata a
quello stesso mondo. Un padre però intellettualmente curioso e figlio di una
cultura risorgimentale fatta di buone letture e di miti culturali. Un figlio, Guido,
assieme al fratello Mario (Mario, il fratello, si sgancia da subito verso la città), che
si nutre di linfe diverse, che assorbe la tradizione mazziniana interclassista nella
sua versione più laica e che emerge là dove egli coglie le reali esigenze della
piccola proprietà contadina e al tempo stesso la necessità del diritto al lavoro10.
Una figura che, ancora, sa coniugare l’improrogabile dovere di educare le istanze
sociali -rese ancor più legittime, più di quanto già non fossero, dal disastro di una
guerra combattuta in quelle terre- con il terreno dei doveri, con l’urgenza, quindi,
di un’alfabetizzazione socio-politica non imposta ma resa naturale dal terreno
delle rivendicazioni. E a questo vanno ovviamente aggiunti i due capitoli
intrecciati della lotta alla corruzione e della rivendicazione di un’autonomia non
solo dovuta, nel rispetto del pensiero federale repubblicana, ma sollecitata dal
degrado e dall’inefficienza delle istituzioni del vecchio stato liberale. Sono due
capitoli nei quali la forza di Bergamo e dei propagandisti del settimanale dei
Repubblicani sociali trevigiani La Riscossa raggiunge toni altissimi e di assoluta
intransigenza: toni in quel momento assolutamente “popolari”11.
Il secondo aspetto è invece quello della traduzione del pensiero politico sul piano
organizzativo e amministrativo.
Come detto, tra la fine del ’19 e l’inizio del ’20 si insedia a Montebelluna la
Camera del lavoro autonoma, attorno alla quale si formano in pochi mesi decine
di cooperative. All’attività sindacale, intensissima e efficace, si affianca quella
amministrativa di una giunta repubblicana che recepisce gli indirizzi sociali dei
soggetti politici e sindacali attraverso provvedimenti ad hoc e soprattutto
mettendo in atto progettualità consorziali e di rete pienamente coerenti con tali
indirizzi (Consorzio Consumi, Case Popolari su tutti).
La piena consapevolezza degli enormi problemi del dopoguerra (ricostruzione,
danni di guerra, disoccupazione), emerge in tutto l’agire amministrativo, compresi
i contributi alla camera del lavoro, il cui quotidiano impegno contro la
10 La ricostruzione di Livio Vanzetto, L’anomalia laica, cit. passim rimane imprescindibile, ma è bene precisare
che si tratta di questioni che non godono ancora di bibliografia. Le fonti, giornalistiche e parlamentari, sono in
corso di raccolta e elaborazione storiografica da chi scrive.
11 La grande battaglia contro la corruzione dei funzionari del Ministero delle Terre Liberate istituito nel primo
dopoguerra per affrontare la gravissima situazione dei territori teatro di guerra, pur condotta anche da altri (ad
esempio il socialista Angelo Tonello, cfr. C. Sellan, Lotte mezzadrili e leghe rosse. L’esperienza di Angelo Tonello, in
Dai campi alle officine cit, p. 109, 119) vede, di fatto, come gran protagonisti i repubblicani di Guido Bergamo e la
redazione de La Riscossa che alla tematica dedicheranno centinaia di articoli, comizi e interrogazioni
parlamentari (sulla questione si veda Camera dei Deputati, Commissione parlamentare d’inchiesta sulle terre
liberate e redente (luglio 1920-giugno 1922), 2 voll., a cura di A. Moioli, Roma 1991); Il decisivo intervento di
Bergamo alla Camera con la richiesta di apertura dell’inchiesta si può leggere ne La Riscossa, 3 luglio 1920, n.24.
All’autonomia e all’assetto federale dello stato Bergamo dedicherà un’importante serie di pezzi giornalistici (per
limitarci a quelli iniziali, si veda La Riscossa, 26 agosto 1920, n. 32 suppl., 29 agosto, n. 33 e 4 settembre, n. 34,
ma anche il proclama di ribellione fiscale e amministrativa in La Riscossa, supplemento, 2 febbraio 1921) e, in
particolare, il saggio (in buona parte raccolta di fondi giornalistici) Per l’Unità Federale in Italia, Editoriale
Sociale, Treviso 1922.
disoccupazione viene vissuto senza alcuna contraddizione, alla stregua di
un’attività complementare e organica a quella dell’amministrazione. C’è, inoltre,
un aspetto che va messo in luce. L’oggettivo ritardo culturale e politico del
territorio richiedeva l’intervento di una serie di figure che Bergamo aveva
incrociato nel suo peregrinare studentesco e di lotta; figure provenienti dall’Emilia
e dalla Lombardia e che costituiranno parte prevalente dei quadri organizzativi e
sindacali del movimento12.
Va ricordato in quest’ottica almeno la battaglia per il riavvio spontaneo dei lavori
arbitrariamente interrotti della tramvia gravemente danneggiata nel corso della
guerra da parte delle cooperative locali, un’azione sostenuta sul piano politico da
Bergamo e tesa a denunciare l’immobilità interessata della Societa Veneta, azione
che porterà a sbloccare i finanziamenti dovuti13.
A questo andrebbero aggiunto le decine di lotte sindacali che coinvolsero le
maestranze delle maggiori imprese locali (Canapificio Crocetta, industrie Viganò e
Bas su tutte)14.
Va poi ricordata la modifica dei patti colonici nella primavera del ’20. L’accordo,
fortemente contestato da Popolari e Socialista, prevedeva la certezza del diritto nei
rapporti tra le parti e il pagamento di un fitto annuo indicizzato di 360 lire per
ettaro15. C’è un pezzo apparso ne La Riscossa del 18 marzo ’21 che esplicita con
grande chiarezza “la funzione sociale della cooperazione agricola”. E tra i molti
passaggi che varrebbe la pena richiamare (Credito agrario, approvvigionamento,
smercio, costruzione di edifici rurali, bonifiche, previdenza e assicurazione),
possiamo limitarci a sottolineare la chiusa, allorchè si pone in risalto che i nuovi
patti e l’opera delle cooperative libereranno il contadino dallo “sfruttamento di
12 Dopo il primo segretario dell’Unione Italiana del Lavoro Carlo Mojoli (Portogruaro, mutilato di guerra,
proprietario di un caseificio a Vidor) affiancato da Cassio Spagnoli (Ferrara, 1892), alla Camera del Lavoro
autonoma troviamo, sia pur brevemente, il locale Tiziano Brion di San Vito d’Altivole, ma già nel ’20 gli subentra
il marchigiano Filippo Amici (Montottone, Ascoli Piceno, 1888)e nel 1921 Mario Razzini (Linarolo, Pavia). Il
ferroviere ferrarese Oscar Spinelli dirige invece il Consorzio dei Consumi, mentre figura di spicco è il sindacalista
milanese Dino Roberto, amico di Filippo Corridoni, e presente a Treviso sin dal 1921.
13 Sulle agitazioni si vedano i rapporti molto duri del Prefetto sull’operato di Guido Bergamo e dei sindacalisti
locali in Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione Generale Pubblica Sicurezza, Affari
Generali e Riservati, 1920, b. 82, fascicolo, Treviso e provincia, Disoccupazione, 26 maggio 1920 e 1° giugno 1920.
14 Per un elenco e riepilogo delle vertenze sindacali del primo dopoguerra si veda S. Ramon, Cronache Sindacali
Trevigiane cit, passim. Gli insediamenti industriali montebellunesi, concentrati per lo più nella frazione di
Guarda, erano ai primi passi ed erano stati promossi da investitori provenienti dall’esterno (Paolo Viganò,
Augusto Bas, I Collalto); sulla vicenda si veda L. De Bortoli, Storia di una Banca di territorio (Dalla Popolare di
Montebelluna a Veneto Banca, 1877-2007), con D. Gasparini, Treviso, Canova Edizioni 2008
15 La fonte diretta è Patto Colonico concluso fra la Camera Sindacale Montebellunese e l’Unione dei Proprietari,
Anno Agrario 1919-1929, Treviso, Vianello 1920, un opuscolo che contiene i 15 articoli (e il regolamento) del
Patto stipulato il 28 marzo 1920 e firmato dal Presidente della Commissione Claudio Marani, da Cassio Spagnoli
per L’unione del Lavoro, Carlo Moioli per la Camera Sindacale del Lavoro, dai rappresentanti dei coloni, Giordano
Cendron, Giuseppe Gallina, Vittorio Rasera e Vittore Merlo e da Giovanni Polin, Giandomenico Legrenzi e Giovan
Battista Ancilotto per i proprietari. Oltre alla divisione dei terreni in 5 categorie, l’accordo prevedeva, inoltre,
l’abolizione delle onoranze, delle prestazioni di mano d’opera e di carreggio estranei alla conduzione del fondo;
abolizione dell’affitto della casa colonica e dei rustici, imposte inerenti il capitale fondiario a carico dei
proprietari, partecipazione nell’allevamento dei bachi, bestiame di proprietà dell’affittuale, fitto in generi sulla
base della produttività degli appezzamenti e in denaro in caso di scarso raccolto.
numerosi intermediari che sul suo sudato lavoro costruiscono fortune facili ed
invidiate, ottenendo anche uno dei massimi risultati nel campo sociale e
economico: quello di poter collocare i prodotti sul mercato a prezzi molto più
modesti, con evidente vantaggio della classe operaia che attualmente lo considera
a torto ingordo spettatore”.16
Il passaggio si configura, insomma, come il tentativo di tradurre sul piano
operativo l’azione politica di Bergamo e del suo movimento, lungo quella linea di
confine ben delineata da Livio Vanzetto attraverso il processo di sintesi tra classi
dirigenti e subalterne, tra città e campagna, tra borghesia e proletariato, tra
agricoltura e industria, antinomie che hanno accompagnato inesorabilmente la
storia di questo paese.
PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI
Dopo la grande vittoria del 26 settembre 1920, salutata con toni a dir poco
trionfali da La Riscossa anche perché accompagnati dai risultati straordinari di
tutto il mandamento17, il nuovo consiglio comunale a maggioranza repubblicana
si insediò alla presenza di una “grande folla”18 in un quadro generale di enormi
difficoltà, sostanzialmente rimaste irrisolte malgrado il voluminoso rapporto del
Commissario Prefettizio Desirò.
L’attività amministrativa della giunta repubblicana19 prese inizio con un tema
molto caro a Guido Bergamo. Il 5 dicembre del 1920 il sindaco riferiva del
tentativo di trovare una sede per la Scuola di disegno applicato alle arti e che l’on
Bergamo si stava muovendo in tal senso. Ma, da subito, sono i provvedimenti
economici e di assistenza diretta a farla da padrone. Nella stessa seduta, infatti,
vennero ritoccate al rialzo, inevitabilmente, le addizionali del dazio per aumentare
i cespiti d’entrata del Comune cercando, però, di non gravare sui più poveri e
mantenendo più bassa quella della carne di manzo, vacca e toro. La giunta,
inoltre, propose di passare alla gestione diretta dei dazi “di consumo” e della
tassa di macellazione, ritenendo che il modello precedente, l’appalto in
16 La Riscossa, 18 marzo 1921, n.10
17 La Riscossa, 2 ottobre 1920, n.39. “La bandiera rossa repubblicana virtuosa. Le elezioni Amministrative. La
splendida vittoria nel Montebellunese. Il mandamento è stato strappato al connubio pipino-bertoliniano”. Le liste
repubblicane vincono nettamente a Montebelluna, Caerano e Volpago e a Covolo. Le liste della sinistra
conquistano Crocetta, Arcade e Cornuda. Ottimo risultato anche a Trevignano, feudo dei Popolari.
18 La Riscossa, 18 ottobre 1920, n.41
19 La Giunta era così formata: Sindaco, Giuseppe Dall’Armi (Lavori pubblici, Amministrazione generale); Luigi
Bergamo(Stato civile, Leva, Anagrafe, Istruzione pubblica, Sanità e Igiene, Culti); Lino Radoani (Finanze, Ufficio
speciale per servizi pubblici, Anni di guerra, Lavoro e Previdenza sociale); Bellino Bernardi (Pensioni e
assistenza militare, Benefici, censo, Polizia urbana, Ordine e sicurezza pubblica, Annona, Requisizioni); Giacomo
Sartor (Collaborazione col sindaco Lavori pubblici); Davide Cima (Servizi pubblici urbani, Acquedotto,
Illuminazione pubblica, Sorveglianza spacci pubblici e privati, Calmiere); Giuseppe Cendron ( Agricoltura,
Nettezza urbana, Fognatura, Irrigazione).
cointeressenza, fosse ormai svantaggioso visto il beneficio che le casse comunali
riceverebbero dall’incasso del cespite. A proposito del grande tema di quei mesi,
vale a dire la questione dei danneggiati di guerra, si decise di istituire un ufficio
di assistenza per “venire in aiuto di molti e specialmente dei più umili e più
bisognosi, che, per cause varie non riescono ad ottenere la liquidazione o,
ottenuta questa, il pagamento degli indennizzi, di cui hanno pieno diritto e grave
necessità”. L’assessore Radoani comunicò così che erano state già aperte “delle
pratiche” affinchè l’on. Bergamo potesse agire presso il Ministero Terre Liberate
(MTL) per ottenere un concorso per le spese dell’ufficio “la cui attività riguarderà
tutto il mandamento e quindi con il concorso anche degli altri comuni”20.
Nella seduta del giorno 11 dicembre prese il via una delle più rilevanti iniziative
della giunta bergamina, vale a dire l’istituzione di un Consorzio Consumi dell’Alto
Trevigiano, del quale si erano gettate le base a fine novembre nel corso di un
convegno tenuto nella sala teatrale e al quale era seguita una riunione (5
dicembre) tra i Comuni interessati e la Cooperativa di Consumo21. Il sindaco
relazionò sulle difficoltà di trovare un istituto di credito che finanziasse a
condizioni vantaggiose l’ente, al quale serviva un capitale liquido d’impianto di
250.000 lire e un capitale di garanzia di un milione; e informò dell’azione in corso
da parte di Guido Bergamo presso l’Istituto Federale di Credito per il
Risorgimento delle Venezie e il ministro Raineri per ottenere un finanziamento al
tasso del 3%. Vennero poi esposte le linee generali del consorzio, vale a dire il
versamento di una quota di lire 5 per abitante (e capacità di garanzia sino a 20
lire). Le quote, unitamente alla sovvenzione dell’Istituto Federale di credito,
sarebbero andate a costituire il capitale d’impianto. All’iniziativa potevano
aderire, inoltre, cooperative e consorzi locali mediante versamento di una quota di
lire 5 a socio.
“Il Centro Consorziale per i Consumi potrà essere eretto in Ente Morale; avrà la
funzione di ricevere le assegnazioni di generi contingentati e sottoposti a controllo al
monopolio di stato, e di acquistare nei luoghi di produzione e all'ingrosso gli altri
generi di largo consumo e di generale necessità, di eseguire la distribuzione a mezzo
delle Cooperative ed Enti di Consumo locali, con facoltà di prescrivere i prezzi della
minuta vendita. Il rimborso dovrà sempre essere fatto per quote esattamente
proporzionali alla garanzia prestata da ognuno dei comuni aderenti; e L'Istituto
Federale assume di disinteressare in anticipazioni gli Istituti Consorziali, onde
riservare al Centro Consorziale il beneficio della corrispondente riduzione di tasso
sino al minimo del 3%.”
Il centro consorziale sarà composto da un consiglio di 9 membri, 6 eletti dai Comuni
e 3 dagli enti e cooperative. Avrà uno statuto e una terna di persone “fra cui dovrà
essere eletto uno dei sindaci effettivi dell'ente”22.
Alla premessa si allegava lo statuto che, all’articolo primo, definiva l’obiettivo di
“procurare alle migliori condizioni e senza intento di speculazione generi di largo
consumo”. Se la sede legale del Consorzio era a Treviso, il Centro consorziale di
20 ASCMb., Registro Deliberazione Consiglio Comunale, b.7, Seduta 5 ottobre 1920. Oggetto 1,2,3,4.
21 ASCMb., Ibidem, Seduta 11 dicembre 1920, Oggetto 2.
22 ASCMb., Ibidem, Discussione.
distribuzione venne ubicato a Montebelluna (art.4). All’ente avrebbero partecipato
Comuni, Cooperative di consumo, Società di mutuo Soccorso, Congregazioni di
carità e l’Ente Autonomo per i consumi di Treviso (art.4). Il patrimonio era
costituito dal capitale conferito dai Comuni partecipanti (quote e contribuzioni
straordinarie), dai conferimenti degli altri enti (5000 per Istituti di credito, 1000
per Congregazioni di carità e Società di mutuo soccorso e cooperative), da eredità,
lasciti e donazioni; da ogni forma di contribuzione vennero invece esentate la
Camera di commercio e la locale Camera del lavoro.
Il Consiglio generale, il Comitato esecutivo e il Direttore costituivano l’asse
amministrativo (art.10). L’articolazione del Consiglio denunciava quindi la
necessità di un ampio coinvolgimento sociale e istituzionale:
a. tre rappresentanti del Comune di Montebelluna e uno per ciascuno degli
altri Comuni partecipanti;
b. un rappresentante degli Istituti di Credito direttamente partecipanti;
c. un rappresentante degli istituti di beneficenza;
d. due rappresentanti delle Cooperative di consumi aderenti;
e. un rappresentante della Società Operaia di Mutuo Soccorso aderenti;
f. un rappresentante degli Enti partecipanti che hanno scopo di produzione,
conservazione e distribuzione dei generi alimentari;
g. un rappresentante della Camera di Commercio di Treviso;
h. un rappresentante della Camera del Lavoro di Montebelluna;
i. un rappresentante del Commissariato Generale per gli Approvvigionamenti
e i consumi alimentari.
Nel corso della discussione il consigliere di minoranza Baccega manifestò forti
perplessità sulla possibilità del Comune di rifondere il capitale conferito. Lino
Radoani potè così precisare che il Comune non avrebbe portato capitali propri,
ma quelli forniti dall’Istituto Federale. Il Sindaco avvertì che nell’adunanza tenuta
a Venezia il 7 del mese, nella quale si era stabilito che l’Istituto federale e altri
soggetti avrebbero potuto fornire sino a 2 milioni di capitale, si era convenuto che
il capitale d’impianto venisse fornito dai Comuni con mezzi propri. L’Ente
avrebbe, inoltre, potuto sostituire con gli spacci il Consorzio granario provinciale
e allargare la sua attività alla produzione di calzature, tessuti ecc. In generale i
consiglieri espresserro la propria fiducia nel successo dell’iniziativa, mentre la
presenza di un rappresentante della Camera del Lavoro venne spiegata con
l’osservazione che “ragioni di controllo sul retto funzionamento dell’Ente
consigliano tale ammissione”, precisando che se fossero sorte altre Camere del
lavoro avrebbero avuto diritto al loro rappresentante. In sostanza, all’opposizione
(Baccega, Serena, Cornuda) premeva che dall’ente venisse tenuta fuori la politica,
dimostrando grande scetticismo sulla realizzabilità dell’operazione. Nel corso del
dibattito si precisò che la presenza degli spacci avrebbe consentito di produrre
ricchezza locale invece di favorire Treviso e rimpinguare gli utili del Consorzio
granario provinciale. Antonio Baccega, socio dell’amministrazione del Consorzio
granario, agronomo e Direttore del Consorzio locale, portare pertanto di interessi
ben definiti, difese l’ente granario provinciale sostenendo che i suoi utili
contribuivano a finanziare opere benefiche i cui vantaggi riguardavano l’intero
territorio. Radoani replicò che il Consorzio aveva investito sinora solo in Treviso e
che i Comuni, “che procurano gli utili al Consorzio” soffrivano perché privi di
mezzi per sostenere opere pie e scopi benefici senza godere di alcun vantaggio
dalle attività economiche del Consorzio, del quale si denunciarono anche gli
esorbitanti sopraprezzi (Luigi Bergamo). Infine, vista l’utilità sociale degli scopi del
consorzio e l’impegno nel capitale consorziale di lire 75.000, si deliberò di
assumere a carico la garanzia di lire 300.000 per le operazioni successive del
Consorzio23.
Nella stessa seduta si stanziarono anche 25.000 lire per sostenere le spese
necessarie al funzionamento dell’ufficio per i Danneggiati di guerra, in attesa dei
contributi degli altri Comuni e del sussidio ministeriale24.
Il contributo alla Camera del Lavoro locale produsse invece un acceso dibattito e
le proteste dell’opposizione. La maggioranza sostenne che tale contributo trovava
applicazione anche in altre Comuni (Roma) in nome della funzione sociale della
Camera del Lavoro, presso la quale trovano assistenza le esigenze e i bisogni delle
categorie dando sollievo agli uffici pubblici ai quali, invece delle “folle di operai, si
presentano corrette rappresentanze della Camera Sindacale”. Si decideva, quindi,
di stanziare un contributo di 2000 lire25.
Sul fronte della formazione, tema centrale della politica repubblicana e
bergamina, si ratificò in marzo l’istituzione di una Scuola Tecnica a tipo agrario,
una scuola secondaria da tempo auspicata e dal respiro mandamentale. Con
Caerano, Cornuda, Crocetta, Pederobba, Trevignano, volpago e Altivole si sarebbe
costituito un consorzio per assicurarne il funzionamento e Montebelluna si
avrebbe assunto la spesa “per l’impianto della scuola” e un contributo annuo di
35.000 lire26. Nella stessa seduta si assunsero poi provvedimenti contro la
disoccupazione operaia (già deliberati dal Commissario Regio) per la cifra di
320.000 lire27 elevando mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti.
In luglio, di fronte alle prescrizioni governative di applicare anticipatamente
rispetto al sussidio dello stato il “massimo rendimento” ai tributi locali (tasse
23 ASCMb., Ibidem, per tutta la discussione riportata. La filosofia ispiratrice del consorzio, di stampo chiaramente
sociale e imperniato attorno al principio di un federalismo orizzontale, era profondamente legata a una visione
“politica” e come tale venne interpretata da suoi oppositori. Sotto questo profilo è significativa la demolizione a
cui l’istituto venne sottoposto all’indomani dell’avvento della giunta del blocco liberal-fascista. Una demolizione
che, tuttavia, trovava giustificazione in chiave amministrativa, occultando sapientemente la decisione tutta
“politica” di lasciarne languire la gestione nella più totale inattività. La documentazione, piuttosto copiosa, si
trova in ASCMb., Consorzio Consumi, b. 1266.
24 ASCMb., Ibidem, Delib. 49
25 ASCMb., Ibidem, Delib. 55.
26 ASCMb., Ibidem, Seduta 31 marzo 1921, Delib. 25. Le risorse per garantire il funzionamento iniziale
provenivano dai proventi dei festeggiamenti e da una “cospicua elargizione” della Banca Popolare locale. Il forte
impegno dei repubblicani sociali in campo scolastico è, inoltre, dimostrato dall’esecuzione dei progetti dei plessi
scolastici di alcune frazioni di campagna (Busta, Contea, Guarda e Pederiva), dall’aumento degli spazi delle
“scuole del capoluogo” e soprattutto dalla delibera riguardante il progetto del grande edificio scolastico del
Centro, da tempo obiettivo delle amministrazioni montebellunesi (si veda Manifesto della Giunta Repubblicana,
marzo 1923)
27 ASCMb., Ibidem, Delib. 33. Si trattava di una serie importante di lavori pubblici riguardanti l’assetto viario del
comparto a nord del centro, l’allargamento delle rotabili a sud, la facitura di nuovi marciapiedi, l’ampliamento
del cimitero e la sistemazione del canale irriguo “delle Rive” (poi sospesa). Sul tema si ritornerà anche nella
seduta del 3 luglio (delib. 81) allorchè si accenderà un prestito bancario per pagare i lavori di escavazione
ghiaiosa in corso “a sollievo della disoccupazione operaia; altri lavori di “escavo di 3500 metri cubi per
manutenzione delle strade del Comune” venivano urgentemente ratificati nella stessa seduta.
dirette, Ricchezza Mobile, dazi consumo e tasse indirette) per poter, nel caso,
raggiungere con mezzi propri il pareggio di bilancio, si decise, sia pur obtorto collo
di ottemperare –anche per evitare sbilanci futuri che avrebbero compromesso
completamente il sussidio- ma di procedere in modo mirato. Oltre alla conferma
dell’inalterabilità dell’imposta erariale sui redditi di ricchezza mobile e la relativa
sovrimposta, venne invece ritoccata in alto la tassa sugli esercizi, rivendite e
professioni perché tali categorie avevano goduto di condizioni vantaggiose di
fronte a una tariffa ferma dal 1903; per la tassa di famiglia si scelse il criterio di
progressività e sul fronte dei dazi si congelarono quelli dei commestibili, del
bestiame, foraggi, materiali di costruzione ecc. per aumentare tutto il comparto
vino e alcolici28. Di carattere innovativo e coraggioso, invece, si dimostrò la scelta
di procedere alla tassazione delle aree fabbricabili prodotta dalla necessità
assoluta di nuove abitazioni29 per alleviare la situazione ancora drammatica del
dopoguerra. Si confidava sul fatto che l’elevatissimo costo delle aree sarebbe stato
abbassato dalla necessità dei proprietari di procedere alla loro vendita a causa
degli elevati oneri fiscali. Peraltro, il largo interesse sociale del provvedimento si
coniugava perfettamente con le necessità di cassa30.
Si concedette, inoltre, al Consorzio consumi l’ala a levante della loggia dei grani
affinchè potesse aprire uno “spazio i generi di largo consumo” superando
l’opposizione di Baccega che non credeva “utile in ambienti piccoli come questo la
cooperazione di carattere politico”. Il consigliere liberale preferiva l’accordo con la
locale Cooperativa di consumo ed esprimeva forti riserve sulla possibilità del
consorzio di pervenire a risultati positivi. Il Sindaco replicò negando il carattere
politico dell’operazione, considerando ovvio cercare di facilitare un soggetto verso
il quale il Comune aveva assunto una garanzia di 300.000 lire; Baccega accusò
che il carattere politico era evidente nella nomina di persone “d’un determinato
colore politico”. Ma l’ente, come ammise Luigi Bergamo, era talmente impegnato
con il Consorzio che, come vedremo, di lì a poco avrebbe persino approvato il
raddoppio della garanzia per ampliarne il raggio d’azione ad altre attività31.
Il drammatico problema della carenza di alloggi, dopo il provvedimento di natura
fiscale sulle aree, venne affrontato in modo strutturale in settembre, allorché si
decise di dar vita alla costituzione di un consorzio intra-comunale per la
costruzione di case popolari e rurali. Il consorzio, di durato quinquennale, si
proponeva l’obiettivo di acquistare o permutare terreni per la costruzione degli
alloggi, acquistare fabbricati e alberghi popolari per ridurli a case popolari. Il
patrimonio consortile sarebbe stato costituito da somme conferite dai Comuni in
ragione di lire 5 a abitante, da somme a fondo perduti di enti locali, da quote di
28 ASCMb., Ibidem, Seduta 3 luglio 1921, Delib.3
29 ASCMb., Ibidem, Delib. 53. Nella sua relazione l’assessore Radoani poneva l’accento sul fatto che “non solo
numerose famiglie sono costrette ad alloggiare in baracche, ma famiglie d’impiegati e di commercianti che
sarebbero venute a stabilirsi qui non hanno potuto farlo, per l’impossibilità di trovare abitazioni”
30 L’obiettivo, peraltro della legge 320 del 1904, era quello di stimolare i proprietari tassati a vendere a prezzi
accessibili per allargare l’accesso alle case e aumentando, allo stesso tempo, i proventi per il Comune.
31 La discussione in ASCMb., Ibidem, Delib. 64. L’attività del Consorzio prevederà l’estensione della propria
attività all’apertura di un pastificio e di una fabbrica del ghiaccio. La fine prematura dell’amministrazione impedì
il programma di sviluppo e la fabbrica del ghiaccio venne realizzata da una cordata di privati guidati da Giuseppe
Zecchinel in Piazza dei Suini. Si veda la presentazione del progetto del 26 dicembre 1923 in L. De Bortoli,
Montebelluna nel primo Novecento cit, pp.76-77
concorso comunali sotto forma di proprietà immobiliari, da azioni nominative di
lire 100, da eredità, lasciti, elargizioni, donazioni e fondi riserva32.
Nella seduta del 15 ottobre, oltre alla comunicazione concernente la possibile
sospensione degli anticipi sui risarcimenti dei danni di guerra33, tema in quei
mesi al centro della battaglia politica di Guido Bergamo e de La Riscossa, si mise
in discussione la delibera di ratifica e di aumento della garanzia per il Consorzio
consumi. La discussione si vivacizzò a causa della richiesta, da parte dei
consiglieri Adami e Nardello, di precisare le modalità di richiesta del Consorzio; i
due consiglieri, inoltre, lamentarono la mancanza di dati sufficienti di gestione
per poter procedere a una garanzia che impegnasse fortemente il Comune. Di
fronte al possibilismo di Dall’Armi, Radoani ritenne invece dannoso rimandare la
conferma perché ciò avrebbe potuto indurre l’Istituto Federale di Credito a
ritornare sulla propria decisione di finanziamento. Osservò anche che gli altri
Comuni avevano già ratificato l’aumento e sarebbe quindi stato “disdicevole e
peggio che mancasse proprio questo comune, dal quale è partita l’iniziativa
dell’aumento stesso”. Alle obiezioni di Adami che confermò il suo parere negativo,
Radoani ribattè che il Consorzio era rappresentato da Guido Bergamo e Rino
Ronfini, “due nomi che danno i più tranquillanti affidamenti”; Adami non si
convinse e a lui si associarono Camozzato e Nardello. Luigi Bergamo offerse le più
ampie rassicurazioni sulla bontà gestionale dell’ente e ricordò il pericolo di
perdere i finanziamenti e la sua funzione sociale. Alla fine si decise di
soprassedere, sia pur a strettissima maggioranza34.
La ratifica e l’aumento del fondo di garanzia del Consorzio riprese verso la fine
d’ottobre e questa volta alla presenza dell’agronomo Antonio Baccega, già
fortemente contrario all’istituzione dell’ente. Baccega, futuro sindaco del blocco
liberal fascista, si lanciò all’attacco dell’iniziativa, sottolineandone l’inutilità e
sostenendo che l’iscrizione al consorzio avrebbe dovuto estendersi anche ai
comuni (come Treviso) che fanno uso dei suoi spacci senza condividerne gli oneri.
In realtà la discussione si svolse sul terreno della schermaglia sino all’intervento
di Ronfini e Spinelli35. Rino Ronfini, nella sua qualità di consigliere delegato del
Consorzio36, spiegò che Treviso aveva da tempo un proprio Ente autonomo per i
consumi, “del quale questo Consorzio svolge opera collaterale, che è bene
considerato dall’Ente stesso”. Ricorda che Treviso aveva finanziato in proprio il
consorzio con 400.000 lire mentre i Comuni di area prestavano soltanto una
32 ASCMb., Ibidem, Oggetto 9. Al Consorzio aderirono, oltre a Montebelluna, Caerano, Nervesa, Pederobba,
Volpago e Crocetta. Sulla breve attività consortile (anch’ essa interrotta dal Commissario Prefettizio e dal blocco
liberal-fascista) si veda in ACSMb., Case Popolari. L’atto Costitutivo fu siglato il 15 giugno 1922 presso il notaio
Giuseppe Saccol, prot.2318
33 ASCMb., Ibidem, Seduta 15 ottobre 1921, Comunicazioni del Sindaco.
34 ASCMb., Ibidem, Deliberazione in seconda lettura sull’aumento della garanzia pel Consorzio per i Consumi
dell’Alto Trevigiano. Discussione.
35 ASCMb., Ibidem, Seduta 21 ottobre 1921. I Comuni presi di mira da Baccega erano, oltre a Treviso, Riese,
Valdobbiadene e Mestre.
36 Rino Ronfini, mazziniano, esponente del partito repubblicano trevigiano e suo grande finanziatore. Titolare di
un officina meccanica devastata dall’assalto fascista a Treviso del 13 luglio ’21, seguì fedelmente il percorso
politico di Guido Bergamo sino all’adesione al Fronte Popolare del 1948. E’ stato co-autore del ricordo biografico
di Bergamo segnalato supra alla n. 1. Su di lui Vanzetto, L’anomalia laica cit., p.77
garanzia “la quale è coperta dalle merci del Consorzio”. Alcuni consiglieri
apprezzarono le precisazioni di Ronfini e dichiararono di essere ora favorevoli
all’aumento. Oscar Spinelli37, Direttore del Consorzio, ricordò nella sua relazione
le difficoltà iniziali a causa della discesa dei prezzi e riferì della rapida creazione
degli spacci nei Comuni (tra aprile e settembre) e della farmacia, oltre al
magazzino centrale all’ingrosso di Montebelluna e quello secondario di Treviso.
Spinelli precisò che la mancanza di dati precisi di gestione è dovuta alla
devastazione “patita dagli uffici del Consorzio nei noti avvenimenti del luglio
scorso” (la nota spedizione fascista a Treviso) e che a breve la situazione contabile
sarebbe stata sistemata; fornì anche la positiva e brillante progressione delle
vendite nei due magazzini all’ingrosso di Montebelluna e Treviso e il giro di
entrate degli spacci di Montebelluna, Treviso e Caerano e della farmacia 38.
Presentò, infine, il programma industriale del Consorzio (già votato da Nervesa) e
il raddoppio del fondo di garanzia venne così approvato a larga maggioranza (19 a
3).
L’attività amministrativa nel corso del 1922 fu quasi interamente rivolta a
sostenere l’attività delle organizzazioni sociali del lavoro39 e in una serie di
importanti provvedimenti di contrasto alla disoccupazione operaia, come
l’importante intervento del comparto viario “a nord di Pieve” che venne affidato
alle cooperative locali40. Tuttavia, l’andamento delle riunioni consiliari segnala il
progressivo esaurirsi della spinta iniziale a causa, soprattutto, dei fortissimi
intralci e ostacoli dell’autorità tutoria. Il coraggio e la necessità di aumentare le
tasse locali ai più abbienti produsse a fine anno un attacco violento e demagogico
degli ambienti liberali e pseudo-fascisti locali che indurrà la giunta a produrre
persino un manifesto pubblico nel quale veniva spiegata l’equità del
provvedimento41. In generale, tuttavia, il clima “politico” stava divenendo sempre
37 Oscar Spinelli, ravennate, residente a Treviso nell’immediato primo dopoguerra. Su di lui almeno F. Scattolin,
Assalto a Treviso, Istresco-Cierre-Canova, Treviso 2001, p.126
38 Val la pena di riportare i dati di Spinelli (incompleti a causa della devastazione degli uffici della sede del
partito a Treviso da parte dei fascisti nel luglio) che confutano, decisamente, l’attacco alla gestione che venne poi
portato all’istituzione dai liberal fascisti. “Magazzino ingrosso Montebelluna: maggio 46441, giugno 57940, luglio
62229, agosto 91523, settembre 92032;Magazzino ingrosso Treviso: luglio 12600, agosto 10779, settembre
27595.Cifre giornaliere di vendita:Spaccio entrate di Montebelluna: luglio 1414, agosto 3222, settembre 3418”.
Spinelli esibisce anche quelli di Treviso e Caerano e le entrate in rialzo della farmacia. “Anche per gli utili di
gestione, pur non potendo dare risultati positivi, è lieto di poter dire che si delinea fin qui un utile netto del 3% nel
lavoro di dettaglio e dell’1,3% nel lavoro d’ingrosso”.
39 ASCMb., Ibidem, Seduta 28 novembre, Oggetto 2, Delib. 110. La cooperativa degli agricoltori ottiene l’appalto
per la vuotatura delle fognature.
40 ASCMb., Ibidem. Seduta 30 luglio 1922, Oggetto 14, Delib. 87. Nella stessa seduta si concede un sussidio alla
Camera del Lavoro autonoma di lire 2000 (Oggetto 11, Delib. 84)
41 Questo il testo del manifesto, datato 31 gennaio 1923:
Il Comune di Montebelluna ha pubblicato il seguente manifesto: Ai cittadini, per le imprescindibili esigenze
dell’Azienda Comunale, quest’Amministrazione fino dal 1921 ha affrontato la incresciosa e penosa necessità di
aumentare le tasse locali. Nell’anno stesso i nuovi o maggiori accertamenti furono: N.1523 per tassa di famiglia o
fuocatico, N. 545 per tassa d’esercizio o rivendita, N: 231 per tassa sulle vetture e domestici, N. 468 per tassa sui
cani.
Contro tali accertamenti sono stati prodotti complessivamente N. 595 ricorsi. La Commissione di primo grado ne ha
completamente accolto N. 47, ne ha respinto in pari N.203, ne ha respinto N.324 e per N.21 contribuenti ha trovato
anche d’aumentare gli accertamenti fatti dalla Giunta Municipale.
più ostile a un’amministrazione legata a un partito che aveva scelto, da subito e
con decisione, attraverso il suo leader locale e il giornale provinciale, di legare il
suo destino all’antifascismo più radicale. Ma, a queste considerazioni, va
aggiunto anche la morte di Luigi Bergamo in aprile del ’22, cioè di colui che, da
sempre, sapeva mediare tra istanze regressive di parte del tessuto sociale e le
idealità progressive del movimento; la decadenza di Bergamo da deputato per le
note questioni anagrafiche, la presenza, nella compagine locale di un’anima
nazionalista che, a poco a poco, cominciò a guardare con favore all’ascesa del
fascismo e le dimissioni, per ragioni del tutto personali, del giovane sindaco e
ingegnere Giuseppe Dall’Armi rese definitive nel novembre42. In ottobre il
rapporto tra la giunta, guidata da Bellino Bernardi e Lino Radoani deteriorò fino
alle dimissioni di questi43. In una lettera del febbraio ’23 Radoani rivela, forse
inconsapevolmente, la natura autenticamente “politica” delle sue dimissioni,
arrivando persino a dichiarare che nessun uomo politico spalleggiava le iniziative
della maggioranza, tenute in vita, a suo parere, dall’appoggio responsabile
dell’opposizione (peraltro ininfluente). Il passo rivelatorio è comunque il seguente:
Oltre a ciò anche la situazione politica si è nettamente cambiata perché se è vero che la nostra
amministrazione è composta di Mazziniani e di combattenti autentici che mai hanno boicottato la
patria perché l’hanno servita fino al sacrificio è anche vero che un diverso, decisivo indirizzo
doveva assumere la nostra amministrazione quando si trattava di essere prima italiani e compatti
per il bene supremo di quella Nazione per la quale la maggior parte di noi ha sopportato tanti
disagi. La pochezza intellettuale di noi tutti aggravata ora dalle dimisisoni della minoranza è
un’altra ragione che mi spinge a dichiararvi che non è giusto, non è possibile, che le sorti di un
paese di 17 mila abitanti dipendano dai parti più o meno allegri delle nostre cucurbite”44.
Il 4 febbraio la giunta prese la decisione di dimettersi con le seguenti motivazioni:
Pur ritenendo che questa rappresentanza Comunale non abbia demeritato della
fiducia dimostratale nelle elezioni del settembre 1920, ed anzi abbia retto la cosa
pubblica con criteri di giusta e sana amministrazione, ispirandosi sempre ai sensi di
perfetta italianità;
convinta di essere tuttora l’espressione della maggioranza dei cittadini; constatando
che non può più fare affidamento su un obiettivo trattamento da parte dell’autorità
Prefettizia;
Contro le decisioni della Commissione stessa vennero prodotti N.43 ricorsi alla Giunta Provinciale Amministrativa,
la quale ne ha accolto N.3 e ne ha respinto N.40.
Nel 1922, su N.2169 contribuenti, vennero eseguite complessivamente 1244 notifiche di nuove inscrizioni od
aumenti di tassa e contro le medesime sono stati prodotti N.237 ricorsi, sui quali si pronuncierà la Commissione
competente.
Quest’Amministrazione, nel suo difficile compito, si è inspirata a sensi di equità. I giudizi della Commissione di Primo
grado e della Giunta Provinciale hanno dimostrato che a tali sensi essa non è venuta meno.
42 ASCMb., Amministrazione 1922-28, b. 1222. La lettera è del 16 novembre, ma la decisione di dimettersi per
ragioni del tutto personali risale al maggio precedente.
43 ASCMb., Ibidem, 11 ottobre 1922, Dimissione di Lino Radoani.
44 ASCMb., Ibidem, 2 febbraio 1923, Lettera di Lino Radoani alla giunta. Nella lettera Radoani ricorda di aver già
dato le dimissioni già tre volte perché convinto che l’amministrazione “debba dare le dimissioni per lasciare che
il paese liberamente si pronunci”.
Constatando la mancanza di adeguato appoggio politico presso il Governo, avendo a
cuore soprattutto il bene del paese;
ricordando l’impegno precedentemente assunto coi rappresentanti dei Comuni
aderenti all’indirizzo seguito da quest’amministrazione;
delibera di esporre a questo Consiglio e ai rappresentanti dei Comuni predetti
l’opportunità di rassegnare le dimissioni45.
Del resto, che l’ostilità dell’autorità centrale fosse un dato oggettivo, è dimostrato
da un episodio dal forte carattere simbolico. Il 4 marzo elementi fascisti
sequestrarono e strapparono dai muri della città il manifesto nel quale la giunta
aveva riassunto il suo operato per rispondere alle accuse del blocco- liberalfascista.
Si trattava in ogni caso di una replica ad un attacco violentissimo, di un
documento pienamente amministrativo, molto articolato e documentato,
nient’affatto demagogico. Di fronte alla denuncia presentata attraverso la Tenenza
dei Carabinieri locali, il Prefetto Massara, lungi dal sollecitare di perseguire i
responsabili del reato, scriveva al municipio avvertendo che avrebbe aperto
un’inchiesta perché il manifesto era un atto meramente privato che non rientrava
in alcuna categoria di pubblici manifesti e che era persino biasimevole, là dove
insinuava che gli amministratori non “potessero fare affidamento su un
trattamento obiettivo da parte delle autorità centrale”, fornendo, in sostanza
indirettamente, la prova della sua evidente faziosità46.
Quel che va, in ogni caso, precisato è l’anomalia della caduta
dell’amministrazione repubblicana. Un’amministrazione contro la quale
l’opposizione non riuscì a produrre alcun malcontento popolare e tanto meno i
colpi di mano fascisti. Seppur di parte, appare eloquente questo passo de La
Riscossa all’indomani delle dimissioni:
L’offensiva contro l’Amministrazione Comunale di Montebelluna si è finalmente delineata con lo
specifico pretesto delle tasse comunali.
Mentre il Governo pone la tassa sui salari degli operai e sulla piccola proprietà terriera per
chiamare al risanamento delle disastrose condizioni finanziarie, mentre il Ministro De Stefani
ammonisce tutti gli italiani a pagare senza discutere e bolla con violenti parole quelle
Amministrazioni Comunali che per amore di popolarità, cooperarono al dissesto del bilancio dello
Stato perché non osarono compiere il duro, aspro, antipatico dovere di applicare le tasse
comunali, alcuni che si spacciano per fascisti e che del nome fascista di valgono ai fini loro
particolari, chiedono la decapitazione di una amministrazione Comunale che nello scorso anno
ebbe l’onesto orgoglio di poter presentare un bilancio che, tra i pochissimi in provincia, è in
pareggio effettivo47.
Quanto poi il rapporto di Guido Bergamo e dei bergamini con le masse sia stato
straordinario (nel senso fattuale e temporale) è dimostrato, paradossalmente,
dalle tarde note di un testimone d’eccezione, proprio l’agronomo Antonio Baccega,
eletto subito dopo l’amministrazione repubblicana a capo della lista locale liberalfascista:
45 ASCMb., Ibidem, Registro Deliberazioni Giunta Comunale, b.8, 4 febbraio 1923
46 ASCMb., Amministrazione 1922-28, b. 1222, Carteggio Giunta-Prefetto, 3-7 marzo 1923
47 La Riscossa, 3 febbraio 1923
La provincia di Treviso fu una di quelle che più soffersero negli anni dal 1919 al ’22 per le agitazioni
dei bianchi e dei rossi. Nella parte superiore della Provincia, ed in modo particolare nel
Montebellunese, le masse furono dominate dal partito social-repubblicano capeggiato dall’onor.
Bergamo, il quale, malgrado le varie vicende della sua vita politica, ha saputo tenersele in gran parte
strette intorno a sé, odiatrici del Fascismo, illuse ancora nella futura realizzazione delle mirabolanti
promesse della repubblica sociale.
Il Partito Nazionale Fascista, e i Partiti affini, hanno lavorato molto per far rinsavire le masse e
distaccarle dal Dr. Bergamo, e confidavano d’ottenere la dimostrazione del loro successo nelle recenti
elezioni politiche. […]48
Nonostante l’arrivo del fascismo al governo del Paese, appare quindi corretto
affermare che quella dell’amministrazione di Montebelluna repubblicana fu una
caduta anticipata perché essenzialmente dovuta a contrasti di natura personale
in seno alla maggioranza; e che il legame fortissimo tra Bergamo e le classi
popolari dell’alto trevigiano e di Treviso non fosse affatto venuto meno è
dimostrato dalla sua, ennesima, e veramente clamorosa rielezione al Parlamento
nelle elezioni del ’24.
L’arrivo del commissario prefettizio, generale Baldassarre Baldassari (16 marzo-4
novembre 1923) si ridusse, sostanzialmente, all’interruzione delle esperienze
consorziali e alla rottura di ogni rapporto con la rete delle organizzazioni sociali
48 ASCMb., Corrispondenza riservata, 1920-62, Memoriale Sindaco, 1 maggio 1924. Si vede, in merito al consenso
popolare e trasversale dei bergamini, la significativa lettera apparsa ne La Riscossa, 12 marzo 1921.
“Da un po’ di tempo notasi un’aspra quanto ridicola rifioritura di critiche all’opera dell’amministrazione
repubblicana di Montebelluna. Chi scrive non è repubblicano: ci tiene a dichiararlo. Ma è però un amante della
verità e dei fatti concreti. Poche, pochissime amministrazioni comunali trovandosi in straordinarie difficoltà morali
e materiali, hanno saputo fare quanto quella di Montebelluna. E’ naturale che le riforme e le iniziative non possano
attuarsi in pochi giorni. Dobbiamo intanto far notare lo straordinario spirito di tolleranza e di rispetto della parte
repubblicana: nessun atto settario, nessuna persecuzione, nessuna vendetta. Montebelluna ha cessato di essere
quello che era: si respira a pieni polmoni un’aria di libertà malgrado la combutta Bianchi-Prevosto-Polin che
tenderebbero –poveri untorelli! – a creare difficoltà.
L’amministrazione comunale ha affrontati tutti i problemi così suddivisi:
1. Gettito delle entrate.
2. Tutela dei consumatori di generi alimentari.
3. Problemi della scuola.
4. Case popolari.
5. Tutela degli operai e problema della disoccupazione.
6. Problema della irrigazione.
7. Tutela dei danneggiati di guerra.
In concordanza con questo programma essa ha riveduto il contratto del dazio, ha ritoccato e s’appresta pel
futuro, senza scosse, a ritoccare i ruoli delle imposte, ha dato vita all’ente dei consumi, opera magnifica che dà
sui nervi ai pescecani: sta indefessamente lavorando contro cento ostacoli per dare la scuola tecnica alla città e
nel prossimo anno costruirà un grandioso edificio per le scuole elementari.
Ha costituito un ente per le case popolari in consorzio assicurandosi un finanziamento per cinque milioni. Ha
cercato e cerca in stretto accordo con gli organismi operai di attenuare le tristi conseguenze della
disoccupazione. SI propone di aumentare l’acqua di irrigazione. Ha costituito un provvidenziale ufficio per i
danneggiati di guerra. Una amministrazione tanto onesta, retta, attiva, ha il diritto al rispetto anche dei non
repubblicani.
A.D.B.
In questa sede si può solo accennare al fatto che il rapporto di Bergamo con le masse transitava attraverso spazi
e momenti pubblici, in particolare i comizi, di cui è stato leggendario interprete; su questo e per la politica di
piazza in generale, si veda G. Sbordone, Gli spazi della folla. Manifestazione politiche di Piazza nel Veneto del Primo
Novecento, Tesi di Dottorato di ricerca, Università Cà Foscari, AA. 2005-2006- AA. 2007-2008.
preparando così il campo alla vittoria, peraltro effimera, nelle amministrative di

autunno ’23 del blocco liberal-fascista capitanato dall’agronomo Baccega.

Nessun commento:

Posta un commento